IL MITO DI GIOTTO ILLUSTRATO ATTRAVERSO ALCUNE OPERE

La produzione artistica precedente all'arte di Giotto:

Prima di Giotto la produzione artistica era influenzata prevalentemente dall‘arte bizantina, con figure immobili e piatte poste su uno sfondo dorato, rappresentante il completo distacco dei santi dalla realtà umana. Giotto, pur commettendo degli errori, cercò di rendere le figure vere, tridimensionali, vive. Pose grandissima attenzione ai particolari soprattutto delle espressioni. Studio’ i movimenti, come i personaggi sono collocati e presenti nello spazio.

L’arte e lo stile di Giotto

Vissuto tra il 1267 e il 1337, Giotto rappresenta il tramite tra l'arte medievale e quella rinascimentale, le sue opere infatti sono le prime ad uscire dalle influenze “bizantine” e a diventare prospettiche e alla meglio proporzionate.
I personaggi giotteschi sono realistici, hanno emozioni, sono sorpresi in posizioni e situazioni diverse, sia nelle scene di quotidianità che in quelle di miracoli e fatti straordinari.

L’anatomia nelle opere di Giotto

L’anatomia nel medioevo non fu studiata in modo molto approfondito. Il mondo medievale e la sua spiritualità sono ben rappresentati da un’arte tesa all‘astrazione e a rimarcare le differenze tra il mondo materiale e quello spirituale. 
In tutti i libri di storia dell’arte c’è la comparazione tra il crocifisso di Giotto e quello di Cimabue. Questo perché le differenze sono lampanti. Le due opere si trovano entrambe a Firenze, la prima, del maestro, a Santa Croce, data 1280 circa. L’altra, del suo allievo Giotto si trova a Santa Maria Novella e fu realizzata tra il 1296 e il 1300. Pochi anni di distanza quindi, ma con differenze sicuramente palesi.
Nell’opera di Cimabue Cristo ha una posa inarcata in maniera molto innaturale: l’addome, le costole ed i muscoli delle braccia sono definiti senza alcuna naturalezza. In Giotto invece il peso è sulle gambe, la posa è naturale e vera. Qui l’anatomia è data da ombreggiature. 

L’anatomia nelle opere di Giotto

Giotto fu un grande osservatore della realtà: i suoi personaggi infatti ci appaiono molto vivi anche perché sono molto espressivi. I gesti, i movimenti in cui sono ritratti, ma anche i loro volti, ci indicano una vivacità molto realistica ed umana. Le figure, da lontane e statiche come le possiamo vedere nelle opere dei suoi predecessori, ritornano ad essere vive.
Lo si vede molto bene nel compianto sul Cristo morto nella cappella degli Scrovegni a Padova. Gli angeli compiono atti e movimenti che palesano la disperazione: per esempio possiamo notare le lacrime della Maddalena, la desolazione di San Giovanni che allarga le braccia, il volto contratto della Madonna. Possiamo inoltre accennare al gruppo di donne sulla destra, dove ciascuna ha una posizione diversa delle mani e un’espressione differente sul viso. Ognuno ha una reazione emotiva diversa rispetto alla tragedia a cui sta assistendo. Questo modo di dipingere le emozioni potremmo quasi paragonarlo allo strepitoso intreccio di pathos, fede e anatomia che Michelangelo dipingerà sul soffitto della Cappella Sistina. 
Tutto il movimento converge verso il corpo esanime del Cristo, dove il profilo della roccia accompagna lo sguardo. Anche le figure ritratte di schiena ed incappucciate sono un suo tratto tipico, fa apparire la scena come se si stesse svolgendo proprio davanti a noi.

La dinamicità nelle opere di Giotto

Se guardiamo qui sotto l’ascensione di Cristo di Padova, notiamo la grande dinamicità della scena. Il Salvatore tende verso il cielo, sembra che le nuvole lo stiano trasportando. La composizione sembra divisa in due parti: la parte terrena in cui tutti sono immobili nella preghiera, e la parte celeste, dove il Salvatore, attorniato dagli angeli, ascende verso il cielo.
Stessa cosa nella scena di Assisi in cui San Francesco rinuncia ai beni terreni. Il padre, un ricco mercante, viene trattenuto da un uomo perché sembra stare sul punto di recare danno al figlio, di cui non comprende il gesto. La scena ed i sentimenti dei personaggi sono resi benissimo: l’incredulità degli astanti, la spiritualità di Francesco e la rabbia di suo padre nel vederlo nudo e riluttante nei confronti di materialismo e caducità.

L’architettura in Giotto

In Giotto l’architettura non è ancora resa in modo perfetto perché lo studio della prospettiva non era ancora stato approfondito (Brunelleschi Filippo). Per questo le strutture architettoniche risultano essere spesso fantasiose. Tuttavia l’osservazione della realtà ed i tentativi di resa prospettica sono evidenti. Osserviamo per esempio gli scalini del trono del Papa, o le travi del soffitto in questa scena in cui il Papa approva la regola francescana, dipinta nella basilica superiore di Assisi. Si vede bene che c’è una profondità nel dipinto, ormai più che accennata.
Non dimentichiamo che Giotto fu anche architetto, è infatti a lui che si deve l’incredibile campanile di Santa Maria del Fiore a Firenze. Si vede la mano del maestro nella policromia dei marmi che sono bianchi, rossi e verdi. Inoltre alla base del campanile vi è un importante ciclo figurativo, con bassorilievi rappresentanti diverse arti e mestieri. Se non possiamo attribuire queste ed altre sculture a Giotto, possiamo pero’ vedere il suo genio dietro al progetto complessivo di questo splendido campanile.

L’ispirazione di Giotto, il primo “rinascimentale”

Giotto si ispirò ai lavori romani di Jacopo Torriti, Filippo Rosuti e Pietro Cavallini, anch’essi all’avanguardia per l’epoca. Rimase comunque il più illustre innovatore della pittura medievale. Il suo genio e la rivoluzione di cui si rese partecipe è comparabile solo con i suoi coetanei Arnolfo di Cambio e Giovanni Pisano in scultura.
Fu a tal punto originale, che la storia dell’arte Rinascimentale si fa di solito iniziare proprio da lui e dai suoi lavori.
Strage degli innocenti, Cappella degli Scrovegni, Padova

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